Bias Cognitivi: le scorciatoie mentali
I bias cognitivi sono errori di valutazione che influenzano le nostre decisioni e i nostri giudizi, derivano da euristiche, ovvero scorciatoie mentali che il cervello utilizza per elaborare le informazioni in modo rapido ed efficiente. Sebbene le euristiche possano essere utili, spesso portano a bias cognitivi che distorcono la percezione e il ragionamento. In questo articolo esploreremo alcuni dei bias cognitivi più comuni, come il bias di conferma, l’ancoraggio , il bias di frequenza e altri. Ne hai mai sentito parlare?
Le euristiche sono strategie mentali che semplificano il processo decisionale. Ad esempio, quando si deve scegliere un ristorante senza conoscere le opzioni disponibili, si potrebbe utilizzare l’euristica di scegliere quello con il maggior numero di recensioni positive (Tversky & Kahneman, 1974) .
Le euristiche sono utili per prendere decisioni rapide, specialmente in situazioni di incertezza o di tempo limitato.
I bias cognitivi, d’altra parte, sono deviazioni sistematiche dalla razionalità che emergono dall’applicazione delle euristiche.
Ad esempio, basare un giudizio sulla facilità con cui esempi rilevanti vengono in mente, può portare al bias della disponibilità, dove si sovrastima la probabilità di eventi drammatici ma rari, come incidenti aerei, perché sono facilmente ricordabili grazie alla loro copertura mediatica (Tversky & Kahneman, 1973) .
Il bias di conferma è la tendenza a cercare, interpretare e ricordare le informazioni in modo da confermare le proprie credenze preesistenti. Questo bias può influenzare significativamente le decisioni, poiché le persone tendono a ignorare o sminuire le informazioni contrarie alle loro convinzioni (Nickerson, 1998) . Per esempio, un elettore che crede fermamente in un partito politico specifico potrebbe cercare solo notizie che supportano il suo punto di vista e trascurare critiche o scandali riguardanti quel partito. Questo comportamento può portare a una visione distorta della realtà politica e a decisioni di voto non informate.
L’ancoraggio è un bias che si verifica quando le persone fanno affidamento eccessivo sulla prima informazione che ricevono (l’ancora) quando prendono decisioni. Anche se l’ancora è irrilevante, può influenzare le stime e i giudizi successivi (Furnham & Boo, 2011). Pensate di essere in un negozio di elettronica, se il primo prezzo visto per un televisore è di 1000 euro, questo prezzo diventerà un punto di riferimento per valutare gli altri televisori, influenzando la percezione di valore degli altri prezzi, anche se il primo prezzo non è rappresentativo del mercato. Pensateci, vi è mai successo?!
Il bias di frequenza si verifica quando le persone giudicano la probabilità di un evento basandosi su quanto facilmente esempi di quell’evento possono essere ricordati, invece di basarsi su dati statistici accurati. Questo bias è strettamente legato all’euristica della disponibilità (Tversky & Kahneman, 1983). Dopo aver visto notizie riguardanti furti d’auto nel quartiere, una persona potrebbe sovrastimare la probabilità di subire un furto d’auto, nonostante le statistiche dimostrino che tali eventi sono relativamente rari nella zona.
Il bias del framing si verifica quando le persone prendono decisioni basate su come le informazioni sono presentate (inquadrate), piuttosto che su quelle informazioni stesse. Lo stesso problema o scenario può essere percepito in modo diverso a seconda del contesto o della modalità di presentazione.
Supponiamo che un medico dica a un paziente che ha una probabilità del 90% di sopravvivere a una certa operazione. Se invece dicesse che c’è una probabilità del 10% di morire, il paziente potrebbe percepire il rischio in modo molto diverso, nonostante le informazioni siano matematicamente equivalenti.
Oppure, nel marcheting, un prodotto alimentare etichettato come “95% privo di grassi” viene percepito più positivamente di uno etichettato come “contiene il 5% di grassi”.
Il bias dell’auto-convalida si riferisce alla tendenza delle persone ad attribuire i propri successi a fattori interni (come le proprie abilità o intelligenza) e i propri fallimenti a fattori esterni (come sfortuna o circostanze al di fuori del proprio controllo).
Se un dipendente riceve una promozione, potrebbe pensare che sia dovuta esclusivamente al suo duro lavoro e alle sue capacità. Tuttavia, se non ottiene una promozione, potrebbe attribuire la colpa a un manager ingiusto o a politiche aziendali.
Un atleta che vince una gara può attribuire la vittoria alla propria determinazione e allenamento. Se perde, potrebbe incolpare il tempo atmosferico o la qualità del campo di gioco.
Il bias della retrospezione, noto anche come “Io lo sapevo già”, è la tendenza delle persone a vedere gli eventi passati come prevedibili e evitabili dopo che sono già accaduti. Questo bias ci porta a sopravvalutare la nostra capacità di prevedere eventi futuri e a credere erroneamente che avremmo potuto prevedere un esito specifico.
Le euristiche sono metodi utili per prendere decisioni rapide, specialmente in condizioni di incertezza, tuttavia, quando le euristiche portano a errori sistematici nel pensiero, si manifestano come bias cognitivi.
Mentre le euristiche sono generalmente neutrali e talvolta vantaggiose, i bias cognitivi sono tipicamente distorsioni che possono avere conseguenze negative sul giudizio e sul comportamento (Tversky & Kahneman, 1974).
Comprendere i bias cognitivi è essenziale per migliorare il processo decisionale, sia a livello individuale che organizzativo. Riconoscere questi bias può aiutarci a mitigare i loro effetti negativi, portando a decisioni più razionali.
E tu, come prendi le tue decisioni?
Fonti:
Tversky, A., & Kahneman, D. (1974). Judgment under Uncertainty: Heuristics and Biases. Science, 185(4157), 1124-1131.
Tversky, A., & Kahneman, D. (1973). Availability: A heuristic for judging frequency and probability. Cognitive Psychology, 5(2), 207-232.
Nickerson, R. S. (1998). Confirmation Bias: A Ubiquitous Phenomenon in Many Guises. Review of General Psychology, 2(2), 175-220.
Furnham, A., & Boo, H. C. (2011). A literature review of the anchoring effect. The Journal of Socio-Economics, 40(1), 35-42.
Tversky, A., & Kahneman, D. (1983). Extensional versus intuitive reasoning: The conjunction fallacy in probability judgment. Psychological Review, 90(4), 293-315.